Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Itinerari tra le radici

Le scuole presentano delle testimonianze storiche

Introduzione

Per celebrare il bicentenario del Cantone Ticino sono stati invitati le allieve e gli allievi delle nostre scuole ad individuare delle testimonianze storiche presenti sul territorio che rimandano direttamente o indirettamente al periodo, ai fatti, ai personaggi, alle problematiche inerenti alla nascita e alla co­stituzione del Cantone Ticino, fondato nel 1803 con l'Atto di Mediazione di Napoleone Bonaparte.

Obiettivo del progetto, al di là dell'occasione celebrativa, accrescere la sensibilità verso le testimonianze storiche sparse sul territorio e l'attenzione nei confronti del senso di cui sono portatrici, del loro significato storico, sviluppando così il senso di appartenenza al proprio paese; nonché educare al rispetto e alla valorizzazione del proprio patrimonio storico-culturale.

In modo più specifico si è proposto alle scuole di realizzare un pannello che illustrasse le caratteristiche della testimonianza individuata, il suo significato storico, l'ubicazione, le fonti utilizzate per il proprio lavoro di ricerca, per confluire in un'esposizione comune.

Al di là di queste indicazioni e alla fornitura dei pannelli, allievi ed insegnanti hanno potuto lavorare in massima libertà, sia per i temi scelti sia per le modalità di illustrazione.

L'inevitabile eterogeneità delle produzioni trova la sua unità nel macrotema della storia cantonale dell'Otto-Novecento e nella linea grafica di base.

Al progetto hanno aderito più di una quarantina di classi, essenzialmente di scuola elementare (SE) e di scuola media (SM); presenti anche una classe di scuola speciale e del Centro di formazione professionale di Gordola.

Pur nella sua peculiarità, l'esposizione fa da pendant a quella del 1953, per il 150° del Cantone Ticino: per iniziativa del Collegio degli ispettori, le scuole maggiori erano state impegnate in una serie di monografie "locali", riflettenti la storia e lo sviluppo di regioni, vallate, comuni del Ticino, che formarono poi il nocciolo di un'esposizione scolastica.

I pannelli che ne sono risultati potevano essere esposti perciò secondo vari criteri: in ordine alfabetico delle sedi degli istituti scolastici, secondo una logica geografica (da sud a nord),  per ordine scolastico (separando scuole elementari da scuole medie), ecc.

I curatori della mostra hanno optato per un criterio di tipo tematico, pur consapevoli del suo  grado di arbitrarietà.

È parso tuttavia un criterio valido per poter guidare il visitatore fra i diversi percorsi della storia cantonale, solo apparentemente disordinati.

I temi che strutturano l'esposizione sono i seguenti:

  • Vita materiale
  • Fontane e acquedotti
  • Strade e ponti
  • L'emigrazione
  • Monumenti
  • Personaggi

L'esposizione si apre simbolicamente con il bene quotidiano per eccellenza: il pane, illustrato con notevole perizia dalla scuola speciale di Bellinzona, per chiudersi con il personaggio simbolo del nuovo Cantone: l'abate Vincenzo Dalberti, primo presidente del governo ticinese.

Ad accogliere però il visitatore è il bel fumetto sulla rivolta capriaschese del 1802, che sintetizza a mo' di antefatto e a suo modo, il clima politico in Ticino prima dell'Atto di Mediazione.

Dal pannello è tratta  l'immagine che appare sulla locandina della mostra, raffigurante il personaggio chiave della nascita del Ticino: Napoleone Bonaparte, raffigurato tra David e Tex.

Questi i percorsi offerti al visitatore:

Meta e percorso

Vi sono dei casi in cui in un itinerario, più che il raggiungimento della meta, è importante il percorso stesso.

Questa mostra rappresenta uno di quei casi.

Perché ancor più che i pannelli illustrativi che il visitatore può leggere e osservare e in cui è rias­sunto il risultato di un lavoro di ricerca durato diversi mesi, è significativo l'aver vissuto in prima persona quel percorso, secondo modalità dunque che vedono l'allievo rivestire un ruolo attivo.

È però anche possibile dire che l'aver dato l'opportunità e la garanzia di poter dar forma con un'esposizione nella sua concretezza al proprio lavoro di ricerca, sia stato un fattore di motivazione non trascurabile.

È soprattutto in questi principi che andranno colti gli elementi unificatori di lavori altrimenti e gio­co­forza eterogenei.


Eterogeneità

Eterogeneità che è data dagli attori in campo: allievi dai 6 ai 15 anni, di classi di scuola elementare e di scuola media, di scuole dei centri urbani e delle valli.

Eterogeneità che è data dall'ampiezza dello stesso oggetto di studio: testimonianze storiche che ri­mandano a luoghi, personaggi, fatti, problematiche legati al nascente Cantone Ticino.

Eterogeneità dovuta pure alla varietà di testimonianze che si poteva individuare sul proprio territorio: monumenti, edifici pubblici e privati, infrastrutture, oggetti...

Eterogeneità infine legata alla preparazione e alle motivazioni degli insegnanti e all'interesse suscitato dalla proposta in seno a ciascun istituto, secondo una geografia che non necessariamente ri­specchia il grado di facilità nel trovare sul territorio indizi utili per un approfondimento.


I padri della patria

Sembrerebbe che l'attenzione per i padri della patria sia in qualche modo scemata rispetto ad un tempo.

Nel pantheon qui ricostruito albergano solo l'abate Vincenzo Dalberti, una delle più importanti icone del nuovo Cantone, che fu primo presidente del governo ticinese e la cui villa e il cui monu­mento funebre del Vela fanno bella mostra di sé nel villag­gio natio di Olivone.

E, forse meno evidente a livello cantonale, uno dei maggiori notabili di quell'epoca, il col. Rusconi, membro del primo governo ticinese, il cui rustico palazzetto al Palasio è però ben co­nosciuto dai giubia­schesi.

Inoltre Carlo Battaglini, deputato al parlamento cantonale e federale e sindaco di Lugano, e la figura forse meno nota di un altro olivonese, Carlo Poglia, contraddittorio personaggio tra l'affarista senza scrupoli e il rivoluzionario.

Diversi artisti entrano in questa speciale hit parade: Vincenzo Vela, autore di opere assai conosciute e la cui splendida villa-museo a Li­gornetto è da poco stata oggetto di restauro da parte di Mario Botta; Luigi Rossi, pittore milanese-capriaschese a cavallo tra '800 e '900, la cui figura è stata risco­perta negli anni Ottanta; Luigi Canonica, insigne maestro della illustre famiglia degli architetti tici­nesi; e la tragica figura di Alfonsina Storni, poetessa argentina originaria di Sala Capriasca.

La pieve di Capriasca risulta così particolarmente fertile, grazie al massiccio contributo dato dalle scuole elementari e medie della regione.


I beni monumentali

La quasi mancanza sul territorio di veri e propri monumenti inneggianti alla nascita del Cantone, fatto salvo l'obelisco di Piazza Indipendenza a Bellinzona, comunque presente tra i pannelli delle scuole della capitale, ha obbligato gli allievi a porre la loro attenzione su testimonianze stori­che d'altro genere.

Come i palazzi di alcuni dei personaggi sopra menzionati, e opere di ingegneria civile, o ancora an­dando a cercare delle testimonianze non necessariamente ottocentesche.


La storia materiale

A prevalere, ad ogni modo, sembra essere l'interesse per la storia materiale, legata agli atti della vita quotidiana e alle infrastrutture necessarie: il mulino, il forno, la fontana, l'acquedotto, le strade, la scuola, l'emigrazione in sintonia con l'evoluzione della disciplina storica negli ultimi decenni, con l'età de­gli allievi e con i programmi scolastici; sviluppando dei capitoli niente affatto secondari nel­l'edificazione del nuovo stato cantonale.


Storia e identità

Al di là dell'effettiva capacità di illustrare una testimonianza, una problematica, un personaggio, che necessita di un non semplice lavoro sul versante storico e su quello grafico illustrativo, ci pare in ogni caso pregevole da parte di questi allievi e dei loro docenti l'aver accettato il nostro invito.

Un invito teso soprattutto ad accrescere la propria attenzione e la propria curiosità per delle testi­monianze che, sparse sul territorio, meritano d'essere interrogate, per le storie che sanno raccontare.

Storie che permettono di ridare senso ad un tempo e ad uno spazio che arrischia sennò di appiattirsi sem­pre più, perdendo la sua dimensione prospettica.

Storie che alimentano la consapevolezza dei percorsi che ci hanno portato ad essere ciò che siamo, radicandoci meglio ad un territorio e a una storia necessari per dar corpo a un'identità matura, com­pleta, consapevole.

L'entusiasmo, la collaborazione, i risultati, mettono in evidenza l'impegno e l'estro delle nostre ra­gazze e dei nostri ragazzi, degli insegnanti e dei dirigenti scolastici: a tutti loro vada il nostro grazie.

L'allestimento è stato curato da Felix Burkard, a cui pure vanno i nostri ringraziamenti.