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N2 - 2023

molestia, s. f.

Autori: Mattia Bertoldi
Data: 30 novembre 2023

I primi vent'anni del Gruppo stop molestie

Intervista a Monica Bucci, che nel settembre 2003 ha partecipato alla nascita del gruppo operativo

Quando il “Gruppo stop molestie” è nato, nel settembre 2003, Monica Bucci c’era. Attiva all’epoca da circa due anni nella Sezione delle risorse umane in qualità di collaboratrice scientifica, tra gli ambiti della sua attività rientravano pure la salute dei collaboratori e la problematica del mobbing, un tema al quale l’allora rivista cartacea Amministrazione 2000 (madre di ArgomenTi, diffusa solo in digitale) aveva dedicato un articolo (vd allegato). “Non era ovvio, a quel tempo, parlare di queste problematiche all’interno dell’Amministrazione cantonale” ricorda la nostra interlocutrice, “mentre oggi la sensibilità è di sicuro cresciuta. Forse, anche grazie alla presenza ventennale del ‘Gruppo stop molestie’”.

Nell’articolo scritto nel settembre 2002 lei riscontrava “una poco chiara conoscenza e informazione sulle reali caratteristiche del fenomeno e una confusione nell'uso del termine”.

«Certo, oggi non è più necessario spiegare cosa s’intende per mobbing o per molestia psicologica sul luogo di lavoro. Tuttavia, la difficoltà nel riconoscere il fenomeno (soprattutto se si è coinvolti in prima persona) può essere talvolta difficile, e quando si ha un conflitto aspro con un collega o con il proprio capo, si può essere portati a credere che si tratti di mobbing. Ma c’è una grande differenza tra un caso di mobbing e un normale conflitto. Il tipo di azioni, la durata degli stessi, l’intenzionalità e la costanza del fenomeno sono elementi essenziali per il mobbing. Ad ogni modo, e in questi termini abbiamo sempre impostato il lavoro del Gruppo stop molestie, a fronte di qualsiasi segnale d'allarme è importante attivarsi subito, per evitare che la situazione peggiori.»

Sempre nello stesso articolo, parla in anteprima della nascita di “un gruppo operativo con il compito preciso di elaborare un concetto di prevenzione e intervento in materia di molestie sessuali e psicologiche nell'Amministrazione cantonale”.

«Esatto. Il Gruppo stop molestie è nato dalla volontà di fornire alle collaboratrici e ai collaboratori un sostegno per affrontare una situazione difficile sul posto di lavoro, e accompagnarli alla ricerca di una soluzione. Rivolgendosi ad un intervento precoce lo scopo era da un lato di “gestire” i casi che si presentavano e, parallelamente, fare della prevenzione delle situazioni di mobbing, grazie alla presa a carico precoce dei conflitti evitando che la situazione si faccia più critica o addirittura problematica. Inizialmente il gruppo ha vissuto un periodo di sperimentazione che è poi stato formalizzato, a titolo definitivo, dal Consiglio di Stato ed è tuttora un servizio fondamentale per il sostegno alle collaboratrici e ai collaboratori.»

Lei ha coordinato il gruppo per diversi anni e nel 2008 ha assunto la funzione di Capoarea nella Sezione delle risorse umane, carica che le ha permesso di apportare diversi interventi volti a migliorare la politica del personale.

«Grazie alla mia esperienza precedente nella gestione dei casi in seno al Gruppo stop molestie, ho imparato molto sulle necessità di formazione dei funzionari dirigenti sul tema dei conflitti sul posto di lavoro e l’importanza di accompagnarli nel difficile ruolo di conduzione. Abbiamo così inserito nel percorso formativo loro destinato dei corsi specifici e predisposto una consulenza mirata in tale ambito. Allo stesso tempo abbiamo previsto una sensibilizzazione ad hoc per i neoassunti sul tema e una presentazione delle attività del Gruppo, così come inserito il tema nel calendario dei corsi di perfezionamento del personale.»

In un articolo apparso su Psicologia e lavoro nel 2007 (anche questo in allegato), parlando del Gruppo stop molestie lei ha scritto: “Siamo tuttavia convinti che, malgrado le difficoltà, questa modalità d'azione, per quanto possa essere lunga e talvolta difficile da percorrere per le parti coinvolte, sia l'unica possibile per dare la possibilità di uscire dalla trappola del conflitto interpersonale e non ricadere, successivamente, nelle medesime situazioni”.

«Mi riferivo qui alle modalità d’intervento del Gruppo che, dopo un numero variabile di colloqui preparatori con chi contatta il Gruppo, ed eventualmente altrettanti con la controparte, offre la possibilità di una mediazione, durante la quale poter affrontare apertamente il conflitto e soprattutto partecipare attivamente alla ricerca di una soluzione, passando attraverso il riconoscimento delle esigenze reciproche. La risoluzione dei conflitti interpersonali richiede infatti tempo e disponibilità a mettersi in discussione. Ma è fondamentale per ristabilire una relazione “sana” con la controparte.»

Nel 2020, dopo quasi vent’anni di attività alla Sezione delle risorse umane, ha abbracciato l’incarico di Aggiunta alla Direzione della Divisione della giustizia. L’esperienza all’interno del Gruppo stop molestie è stata formatrice?

«Sicuramente sì. Ascoltare i vissuti di sofferenza che delle relazioni disfunzionali sul posto di lavoro possono provocare mi ha insegnato molto su cosa significa essere funzionario dirigente, quali responsabilità implica per rapporto al benessere dei collaboratori, e quanto, seppur involontariamente, si possa “ferire” se il ruolo non viene esercitato con la giusta “attenzione” ai collaboratori. Per questo ho sempre messo grande attenzione a questo mettendo l’accento sull’importanza di curarsi sia della “produttività” dei collaborati che al loro benessere psico-fisico.»

Non a caso, vent’anni dopo, lei è ancora molto affezionata al Gruppo stop molestie.

«È un progetto che ho visto nascere e crescere. È diventato parte integrante della cultura all’interno dell’Amministrazione cantonale che ha permesso di rivolgere l’attenzione ad aspetti importanti, come la salute dei collaboratori e per questo ne sono molto orgogliosa. Com’è giusto che sia, in questi anni, ha lavorato in silenzio e senza farsi notare. Sono certa abbia reso un buon servizio a chi lo ha contattato garantendo, in tutta confidenzialità sostegno e consulenza.»