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N2 - 2023

molestia, s. f.

Autori: Mattia Bertoldi
Data: 30 novembre 2023

«C'è ancora parecchio lavoro da fare»

Rachele Santoro è coordinatrice del Gruppo stop molestie, un ruolo che la porta a dedicarsi a un ampio spettro di relazioni e conflitti, ma anche a sensibilizzare colleghe e colleghi. «Se da un lato è chiaro e evidente che cosa sono le molestie sessuali – intese come contatti fisici indesiderati – per pochi è invece chiaro che cosa si intende per molestie sessiste sul posto di lavoro»

Come si combina il ruolo di coordinatrice del GSM con quello di Delegata per le pari opportunità? Quali sono i punti in comune, quali le differenze?

«Vedo i due ruoli affini e complementari. Come Delegata per le pari opportunità mi occupo principalmente della concretizzazione dell’articolo 8 cpv. 3 della Costituzione federale sull’uguaglianza giuridica e nei fatti tra donne e uomini, ma anche del divieto di discriminazioni basate sul genere in ambito professionale secondo quanto sancito dalla legge federale sulla parità dei sessi (LPar). Tra queste rientrano anche le molestie sessuali sul posto di lavoro che rappresentano un nodo importante nella lotta alle disparità di genere. Molto spesso la molestia non è frutto di un’infatuazione o innamoramento, ma una manifestazione di potere che colpisce in misura maggiore le donne (sebbene anche gli uomini possano essere vittime di molestie). Queste forme di violenza derivano dalle disparità nei rapporti di potere tra donne e uomini e dare il mio contributo nel GSM mi permette, tra le altre cose, di sensibilizzare i e le dipendenti dello Stato sul divieto di discriminazioni di genere in senso lato.»

Concretamente, quanto ti impegna il ruolo di coordinatrice del GSM? Quali attività svolgi?

«Come coordinatrice del Gruppo devo innanzitutto reagire rapidamente alle segnalazioni, sia telefoniche, sia via e-mail. Quando le persone si rivolgono al GSM si trovano spesso in una situazione di difficoltà ed è quindi importante organizzare un colloquio nel più breve tempo possibile e fornire il sostegno necessario. Oltre all’ascolto e all’accompagnamento delle persone vi è tutta l’attività di informazione e sensibilizzazione che rientra nell’ambito delle misure di promozione del benessere e tutela della salute previste dal Consiglio di Stato. In questo senso, in collaborazione con la Sezione delle risorse umane, vengono organizzate formazioni specifiche sulle violazioni dell’integrità personale, sulle procedure formali e informali da seguire all’interno dell’Amministrazione cantonale e sui servizi di aiuto e sostegno, rivolte in particolare al personale dirigente e neo-assunto. Recentemente inoltre, il Consiglio di Stato ha voluto rafforzare ulteriormente la conoscenza della Direttiva concernente le molestie psicologiche, sessuali e le discriminazioni all’interno dell’Amministrazione attraverso una formazione obbligatoria per i quadri intermedi (collaboratori e collaboratrici che hanno mansioni di coordinamento e/o gestione di personale), la quale ci sta impegnando molto siccome sono oltre 500 persone da formare. Infine, il Gruppo è sempre attento alla crescita dei membri stessi ed è quindi importante trovarsi regolarmente per delle supervisioni e partecipare a corsi di formazione continua.»

Che cosa ha imparato da questo ruolo, negli ultimi anni?

«Comunicazione, comunicazione, comunicazione… Il Gruppo stop molestie ha ereditato un nome che non si addice pienamente alle varie situazioni che gestisce. Difatti, sembrerebbe che si occupi principalmente o esclusivamente di molestie, ma nella maggior parte dei casi il Gruppo si dedica a relazioni e conflitti. Molte volte le persone danno per scontato che la o le controparti abbiano colto dei segnali non verbali o compreso determinate situazioni, ma in realtà nella maggior parte dei casi non è così. In un contesto professionale, dove si è presi quotidianamente dalla frenesia lavorativa, capita che si dedichi poco tempo agli aspetti relazionali o si risolvano delle situazioni in maniera sbrigativa. Questo può portare a incomprensioni, disagi e conflitti. È quindi importante che – anche se talvolta è difficile – ci si prenda il tempo per tornare su quei comportamenti che hanno provocato disagio per chiarire la situazione. Penso dunque che la regola d’oro sia la comunicazione e la valorizzazione del patrimonio umano che, non dimentichiamolo, è il bene più prezioso di ogni realtà lavorativa.»

Quali sono i concetti che ormai sono stati sdoganati in merito alle molestie? Quali, invece, quelli che ancora vengono fraintesi?

«Se da un lato per gran parte delle persone è chiaro e evidente che cosa sono le molestie sessuali – intese come contatti fisici indesiderati – per pochi è invece chiaro che cosa si intende per molestie sessiste sul posto di lavoro e su questo c’è ancora parecchio lavoro da fare. Sotto questo cappello troviamo numerosi comportamenti sgraditi, che ledono la dignità personale e per i quali la connotazione sessuale è talvolta meno esplicita, come ad esempio battute su ruoli tradizionali di donne e uomini o che contribuiscono a rafforzare gli stereotipi di genere, nonché frasi e allusioni a sfondo sessuale, oppure anche un solo sguardo è sufficiente se accompagnato da un comportamento non verbale provocatorio o ammiccante. Questi comportamenti contribuiscono a creare un clima di lavoro ostile e sono vietati per legge, ma talvolta vengono banalizzati senza considerare le gravi conseguenze fisiche e psichiche che possono comportare non solo per la persona che li subisce, ma anche per il datore di lavoro (deterioramento dell’ambiente, costi dovuti alle assenze, danni d’immagine, ecc.).

«Tra le molestie troviamo anche quelle psicologiche (meglio conosciute come mobbing) e anche su queste c’è ancora molta confusione. Il mobbing consiste in una serie di piccoli comportamenti che presi singolarmente possono sembrare insignificanti, ma se svolti sistematicamente, per un certo periodo di tempo e con l’obiettivo di isolare e emarginare la vittima fino a farle abbandonare il posto di lavoro, rientrano nelle violazioni dell’integrità personale causando a chi li subisce gravi conseguenze fisiche e psichiche. Il termine è spesso abusato, anche se al GSM non importa molto la diagnosi di mobbing poiché dal momento che vi è un disagio è importante sostenere la persona.»

Con quale spirito ti avvicini a una mediazione? Come si fa a essere dei buoni mediatori, sfuggendo ai pregiudizi e alle impostazioni mentali che ognuno di noi ha?

«Generalmente, se le parti acconsentono ad una mediazione si parte già bene. Significa che entrambe hanno la volontà di ascoltarsi e capirsi. In questi casi i mediatori e le mediatrici hanno il ruolo di facilitatori della comunicazione: aiutano le parti a toccare i punti più delicati di un conflitto, garantiscono l’imparzialità e trovano le parole giuste per spiegare a una o all’altra parte che cosa si sta dicendo. La nave viene condotta dalle parti e il mediatore / la mediatrice deve solamente orientare la discussione e mantenere in equilibrio il veliero. Personalmente mi avvicino alla mediazione con la convinzione che entrambi hanno le proprie ragioni e questo mi aiuta ad essere più neutra. Talvolta è difficile sfuggire ai pregiudizi, soprattutto quando le situazioni ci toccano come persone, magari per il vissuto individuale o familiare. In questi casi il mediatore / la mediatrice deve sempre essere in grado di fare un passo indietro quando si sente troppo coinvolto da una situazione. Infine, come Gruppo Stop Molestie operiamo sempre in due, un uomo e una donna. La co-mediazione può risultare talvolta più difficile, ma in realtà aiuta molto ad essere oggettivi e avere uno sguardo incrociato sulla situazione. In questo senso un mediatore vede determinate cose e la mediatrice ne vede altre e questo aiuta ad essere più completi.»

Quali sono i consigli che daresti a una persona che sta vivendo un momento di difficoltà e non sa se contattare il GSM?

«Prima si agisce e migliori sono le possibilità di risolvere una situazione, evitando l’escalation del conflitto. Il gruppo agisce in maniera strettamente confidenziale e nessuno viene informato o informata del fatto che una persona si è rivolta al gruppo. Rivolgersi al gruppo non comporta rischi e non lega la persona ad eventuali passi successivi, che rimangono una decisione di collaboratrici e collaboratori. Perciò suggerisco di chiamare e confrontarsi con qualcuno il prima possibile, senza attendere la degenerazione del conflitto e prima di ammalarsi.»

È possibile candidarsi per entrare a far parte del GSM?

«Finora non è mai stato aperto un bando di concorso poiché è sempre stato possibile trovare persone competenti e disponibili. Non si esclude però la possibilità di un bando di concorso in caso di necessità e soprattutto, invitiamo collaboratrici e collaboratori interessati e con delle competenze e un’esperienza nella gestione dei conflitti e nella mediazione, a prendere contatto con il GSM.»